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SOLO (1989)

16 giugno 2017

LA POGGI, MAMMA PENTITA

ROMA Capelli biondi raccolti sulla nuca, occhi luminosi anche se affaticati, un trucco teso ad invecchiare il volto sorridente, ed ecco che Daniela Poggi torna a fare la madre di famiglia per il piccolo schermo in Solo, film in tre parti diretto da Sandro Bolchi per RaiDue, è una donna in carriera che, pur amando il figlio Nico (di dieci anni, interpretato da Daniele Panichi), dopo una relazione extraconiugale finisce per trascurarlo, acuendo le sue angosce adolescenziali. Le solitudini dei bambini di oggi sono molto più atroci di quelle di ieri. E’ arrivata l’ ora di mettere in discussione la miopia dei genitori del nostro tempo, afferma Bolchi, antesignano degli sceneggiati televisivi (da Il mulino del Po, a I promessi sposi e Puccini), oggi particolarmente attento alle problematiche della nostra società. Dichiarato omaggio al celebre I bambini ci guardano di Vittorio De Sica (un regista che ho molto amato e che continuo a riscoprire), il telefilm Solo, scritto da Lucio Mandarà, prodotto dalla First Film al costo di tre miliardi e mezzo di lire, ripercorre piccoli e grandi traumi di un ragazzo di famiglia borghese al quale solo apparentemente la vita ha dato tutto. Sì, il padre Adriano (Jacques Perrin), è un avvocato di successo ed è tanto affettuso, la madre, Lorenza, è una affermata pubblicitaria e gli fa tanti regali, ma lui a casa li vede solo per pochi minuti al giorno. Con i genitori latitanti, il bambino passa quindi le giornate davanti alla tv: con la colf Feliciana o con un’ amica sedicenne, Paolina. E nel piccolo schermo trova anche un eroe da imitare: il fisico Daniele Massarà (Ray Lovelock), una sorta di fascinoso Zichichi con rubrica televisiva settimanale, che per un fortunato caso è anche amico di famiglia. Ma la tranquillità è solo in superficie. Nubi nere si addensano sul piccolo e solitario Nico: prima scopre che la madre e il fisico sono amanti, poi che il padre è uomo vile (finirà suicida), la cameriera muore di peritonite, l’ amichetta Paola lo abbandona per vivere la sua prima esperienza sessuale. La delusione e lo sconforto crescono perciò nell’ animo del bambino, il mondo dei grandi gli appare sempre più fosco. Certo, si può obiettare che in Solo (nel ‘ 90 su RaiDue) un concentrato di disgrazie si abbatta sul piccolo protagonista, ma pare che la regia di Bolchi non tocchi i tasti del patetismo. E la conferma viene anche dalla protagonista femminile, Daniela Poggi, all’ ultima settimana di lavorazione. A parte che non bisogna pensare solo a far ridere la gente, ma a volte occorre farla riflettere senza preoccuparsi dell’ eventuale commozione, dice l’ attrice, la regia non rincorre la lacrima facile, le scene non sono mai melense, io piango due volte in tutto il film. Ribadisce che sul set c’ è sempre stato un clima ideale, anche se rivela due o tre momenti di leggera frizione con il regista, per la mia gestualità. La Poggi, pur ricordando che in un primo tempo la sua parte era stata affidata alla Brigliadori (mi dispiace che Eleonora si sia ammalata, io l’ ammiro molto), si dice gratificata della chiamata da parte di un maestro come Bolchi. Arrivai tardi per una parte nella sua La coscienza di Zeno, ma poi lui si ricordò della mia buona prova recitativa in Una specie di storia d’ amore di Miller: così, appena finito con il teatro, il giorno dopo, mi sono ritrovata sul set di Solo, ripete Daniela Poggi, e aggiunge con un pizzico d’ orgoglio: dopo aver fatto tanti zig-zag tra cinema, teatro e televisione, credo di essermi meritata questa bella parte in Solo, frutto anche di scelte sofferte. Ma lo sapete che io ho rinunciato a lavorare in Lascia o raddoppia?….

di LEANDRO PALESTINI

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