SANDRO BOLCHI
21 giugno 2017
Sandro Bolchi – Regista, Sceneggiatore, Giornalista (Voghera, 18 gennaio 1924 – Roma, 2 agosto 2005)

Pare che tutte le bimbe abbiano una adorazione per il papà. Io no. Almeno fino ai sette anni. Quell’omone di un metro e ottantacinque e centodieci chili di peso mi terrorizzava.. Anche perché lo vedevo poco. Una volta a sei anni per cercare di essere carina gli dissi sognante: papà come porti bene la valigia. Ma lui partì lo stesso.
Mio padre è sempre stato un uomo intraprendente, direi inarrestabile. Ha fondato a ventiquattro anni un teatro stabile La Soffitta e non si è vergognato di contattare Memo Benassi che era un divo e lo convinse a recitare per lui.
Poi è cominciata l’avventura televisiva. Il primo contratto lo ha ottenuto con l’inganno. Dopo aver passato mesi nei corridoi della Rai per domandare se ci fosse qualcosa, trova un tabellone con le produzioni in programma e una priva del nome del regista. Scrive il suo.
Quando si parla di Sandro Bolchi si parla di un’epoca pionieristica della televisione ed in parte è vero. Negli anni ’60 i rapporti umani erano più semplici, immediati . Mio padre era vulcanico. Una scrivania piena di libri e cioccolatini ,un lettore goloso e vorace che sfornava proposte come un flipper palline.
Quando pensò di fare i Promessi Sposi andò dall allora Direttore Generale e disse” Vorrei fare i promessi sposi”. E l’altro rispose : “e tu falli”. Oggi non sarebbe pensabile un approccio di questo tipo.
Quindi mio padre era viziato dalla possibilità di bussare alle porte ( spesso entrava direttamente) ed essere ascoltato , godere di stima illimitata ed avere un’autonomia decisionale totale. Il suo essere il cavallo di razza della tv lo rendeva libero ma ligio. Mai un giorno di ritardo sui piani di produzione previsti. Il suo motto: genio e regolatezza.
Sono cresciuta con le dirette del Riccardo terzo con i musical di Garinei e Giovannini ,con la Messa da requiem di Verdi. Il giorno dopo la scuola saltava ma la tesi era “recupererà, vuoi mettere quello che ha imparato ieri o quanto si è divertita”. Era vero.
Poi ho cominciato a lavorare con lui: segretaria di edizione, aiuto regista etc..Quasi tutto quello che so l’ho imparato stando attenta. Lo studio maniacale del testo, l’amore per gli attori che vanno guidati (oggi sembra quasi una bestemmia),l’abilità nel risolvere la povertà di budget con soluzioni che si rivelavano più valide e moderne.Quello che mi ha sempre colpito di mio padre era la capacità di rialzare la testa in ogni occasione (come tutti ha avuto i suoi momenti no) e ricominciare senza piagnistei o recriminazioni.
Susanna Bolchi
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Bolchi Sandro (Voghera, Pavia, 1924) regista. Dopo la laurea in lettere, ha esordito come attore al teatro «Guf» di Trieste, esperienza che ha proseguito anche dopo il trasferimento a Bologna, dove ha iniziato l’attività giornalistica e approfondito quella di regista. Nel 1950 ha fondato con alcuni amici divenuti poi celebri (Lamberto Sechi, Vittorio Vecchi. Luciano Damiani, Giuseppe Partirei, Giorgio Vecchietti) uno dei primi teatri stabili d’Italia, «La Soffitta», che ha avuto però vita breve (fu chiuso nel 1952) a causa di difficoltà finanziarie. Ha ottenuto i primi successi come regista teatrale allestendo L’imperatore Jones di O’Neill e L’avaro di Molière. Nel 1956 ha esordito come regista televisivo con la commedia Frana allo Scalo Nord di Ugo Betti. Da allora ha diretto per la TV un gran numero di sceneggiati, per lo più tratti dai capolavori della letteratura ottocentesca, e per cinque anni è stato premiato quale miglior regista italiano. Nel 1963 si è cimentato nella trasposizione televisiva de Il mulino del Po. tratto dal romanzo di Riccardo Bacchelli e sceneggiato insieme all’autore, che Bolchi considererà sempre come il suo più importante lavoro televisivo: nello stesso anno ha realizzato Demetrio Pianelli, dal romanzo di Emilio De Marchi. Nel 1964 ha diretto I miserabili da Victor Hugo, nel 1967 I promessi sposi da Alessandro Manzoni, nel 1968 Le mie prigioni da Silvio Pellico, nel 19691 I fratelli Karamazov da Dostoevskij, l’anno successivo Il cappello del prete da Emilio De Marchi, nel 1972 I demoni da Dostoevskij, nel 1973 Puccini, una biografia del musicista, nel 1974 Anna Karenina da Tolstoj, nel 1976 Camilla, da un romanzo di Fausta Cialente, nel 1978 Disonora il padre, dal romanzo di Enzo Biagi, nel 1979 Bel Ami, nel 1984 Melodramma, nel 1988 La coscienza di Zeno e nel 1989 Solo. Soprannominato dagli amici il «regista dei mattoni», per il carattere serio delle sue opere, Bolchi resta certamente l’autore più rappresentativo dei tentativi di conferire alla televisione la stessa dignità riconosciuta al cinema e al teatro. Convinto assertore della funzione pedagogica del mezzo nuovo, ha contribuito attraverso i suoi numerosi sceneggiati a divulgare la conoscenza di grandi opere della letteratura. Per questo motivo è stato accusato di mancare di una certa levità e di esprimere nei confronti dell’originale una fedeltà troppo umile e quasi ossessiva. Ma la sua trasposizione dei Promessi sposi, se paragonata a quella di Nocita del 1989, appare a distanza di molti anni stilisticamente più controllata e meno esposta alle mode del consumo. (Enciclopedia della Televisione, Garzanti Editore, Milano 1996, pagg. 80-81)
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SANDRO BOLCHI AS A DIRECTOR:
Born in Voghera the 18th of January 1924 in a family coming from Novi Ligure (Alessandria, Piemonte), he graduated in Literature and started his career as an actor working at the Guf theatre of Trieste. He continued with this activity even after moving to Bologna, where he began working as a journalist and deepen his knowledge of direction, founding, in 1948, a theatre called La Soffitta. Between his former successful works are L’imperatore Jones by O’Neil and the ‘Avaro by Molière. From 1956 he’s been especially up to television, beginning with Frana allo scalo Nord by Ugo Betti, realizing with a solid tecnique and a great sense of the show a lot of comedies and representations of novels, productions based on a big commitment and that obtained a lot of success (I miserabili, I promessi sposi, Anna Karenina, I fratelli Karamàzov and I Demoni by Fedor Dostoevskij – script by the writer Diego Fabbri); Il crogiuolo, Il mulino del Po, first and second part, of whom he also worked for the reduction with the same author of the novel, Riccardo Bacchelli; La coscienza di Zeno, from Italo Svevo’s novel; Le mie prigioni, by Silvio Pellico, and Assunta Spina). This are the reasons why the audience will always remember him as the “televion shootings director”.Sandro Bolchi also collaborated for a long time as a journalist with the Corriere della Sera, and directed more than one hundred operas, breaking in for several seasons La Scala (Milano) and the Arena (Verona) theatres. He has been a poliedric artist, that won for five years running the award as best director, fact that obliged the organizers to change the regulations, in order for the other participants to have more space.
Sandro Bolchi died in Rome the 2nd of August 2005. It was curious and made waves reading on the newspapers about the absence of RAI chiefs at his funeral, celebrated in the Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo (Rome).
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